Sabato 8 aprile 2017, al forte di Bard si è parlato di gioco.
Nella frenesia del quotidiano il tempo viene utilizzato per produrre e poi ne rimane ben poco in cui si consuma. Si entra in un ciclo in cui l’ozio e il riposo sono un lusso con la tecnologia che crea finte relazioni e ci ruba la possibilità di stare veramente soli e semplicemente ascoltarci.
Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, ha invitato a giocare, a trasformare una cena in un banchetto semplicemente aggiungendo una bottiglia di vino, a regalare cose inutili come un fiore, mentre Paolo Crepet invita a non essere troppo gentili con la vecchietta portandole il latte ogni mattina, perchè lei ha bisogno di uscire e andare al negozietto, fare qualche chiacchera, sentire il profumo della panetteria. Creare relazioni fatte di sensi, spazio, corpo , movimento.
E poi i disegni di Leonardo Da Vinci, presentati da Alessandro Vezzosi, piccole miniature di qualche centimetro quadrato in cui il corpo dello sportivo si esprime nel gesto di lanciare, saltare o correre spesso con una linea verticale che indica l’appoggio del peso in relazione alla forza di gravità. Equilibrio, il corpo che deve relazionarsi alla forza di gravità per non cadere. Per Moshe Feldenkrais era molto chiaro che da quando nasciamo siamo soggetti a questa forza e per tutta la vita dobbiamo organizzare i nostri movimenti per contrastarla, per stare nello spazio e relazionarci con ciò che ci circonda.
Leonardo Da Vinci nel suo creare macchine utili piuttosto che opere pittoriche meravigliose ha lasciato anche molto spazio al gioco. Disegnava caricature con frasi non molto carine verso poeti suoi contemporanei come il Petrarca, invetava rebus la cui soluzione poteva essere una riflessione profonda sull’esistenza o un semplice ‘sono fritto’.
Nella sua conclusione Enzo Bianchi parla ancora dell’importanza del corpo, di imparare ad ascoltarlo, di dedicare del tempo all’ozio e di giocare perchè il gioco è umanizzante! Lascia spazio alla sorpresa.
In questa conferenza ho trovato conferma di quanto sia importante il mio lavoro di insegnante del Metodo Feldenkrais. Dove il movimento è la chiave, il gioco è il percorso della lezione che sorprende e stupisce, l’ascolto è profondo e svela limiti da superare e capacità nascoste. Migliora la percezione di sè e la relazione con ciò che ci circonda, che sia spazio o umana presenza.
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