Con il video che trovate a fine articolo , Hilary Andales, ha vinto un premio per aver spiegato la relatività di Einstein.
Lo fa utilizzando la percezione, i sensi e dimostra come persone che stanno vivendo lo stesso evento possano avere sensazioni differenti. I colori, i suoni e l’orientamento nello spazio degli oggetti dipendono da chi li sta osservando è relativo alla sua posizione nello spazio.
Vi è mai capitato di confrontarvi con qualcuno rispetto ad un evento passato e avere ricordi diversi, a volte, addirittura opposti? Ogni osservatore o protagonista di quel momento non solo ha percepito quel che accadeva da una ‘sua angolazione’ ma l’ha memorizzata partendo dalla sua esperienza personale di vita. Un esempio che faccio spesso nelle mie lezioni sono le differenti emozioni che le persone provano alla vista di uno stesso oggetto. Un bastone può fare paura a chi è stato ripetutamente picchiato e tenerezza a chi ricorda il nonno che passeggiava.
Per questo, anche nel movimento, imporre ‘la giusta postura’ difficilmente sarà efficace per il miglioramento di un’azione sportiva o una performance.
Nella corsa, uno sport, insieme alla camminata, che è sempre più praticato, ci sono esperti che spiegano come dovrebbe essere l’appoggio del piede, il punto esatto in cui iniziare il passo, come fare il passo, dove deve essere il peso in ogni momento del movimento. Sono posizioni o posture ideali che permettono di avere, anche con il supporto delle leggi della fisica, il massimo rendimento ma che non tengono però conto del ‘rumore’ ossia tutto ciò che altera il risultato ‘sperato’. Ogni persona infatti parte da un suo modo di correre che coinvolge dall’appoggio del piede, al movimento del bacino relativo alle spalle, alla posizione della testa e al movimento delle braccia. Per arrivare dal modo personale di correre a quello ideale vi è uno sforzo che spesso è talmente grande e difficile che può produrre anche un peggioramento delle prestazioni.
Come si può fare per togliere il rumore? Partendo dalla relatività!
Con il Metodo Feldenkrais non si parte dalla posizione ideale, ma dalla posizione in cui ognuno si trova. Si lascia quindi l’obiettivo per dare spazio ad
un percorso in cui la relatività a se stessi è la grande protagonista. Ognuno impara a sentire e a percepire il suo modo di correre grazie alle lezioni che guidano l’ascolto durante il movimento e poi propongono delle variazioni che ad ognuno faranno sentire una comodità o scomodità. Così si allena il sistema nervoso a memorizzare nuove possibilità di movimento differenti da quelle abituali e spesso, con grande sorpresa, si scopre che alla fine il modo di correre è cambiato, è diventato più fluido e piacevole. Dove prima c’era uno sforzo, dopo, il movimento ci passa attraverso senza interruzioni.
Ad ogni passo tutto il corpo è coinvolto nel movimento e ciò che produce ‘rumore’ sono le tensioni, l’irrigidimento di qualche parte. Avete mai provato a camminare o correre tenendo le spalle rigide, in su verso le orecchie? Come fa la corsa ad essere fluida, uno scambio di forze che salgono e scendono tra il suolo e la testa, come le onde del mare, se le spalle o altre parti di voi sono in tensione? Queste brusche interruzioni producono una dispersione della forza che ne riduce l’efficacia. Se le spalle sono ferme e rigide ci sarà qualche altra parte che si muoverà di più come ad esempio il bacino e la zona lombare provocando scomodità e dolori.
Anche le tensioni possono essere sentite, ascoltate e chiarite attraverso le lezioni di consapevolezza attraverso il movimento, e di nuovo c’è di aiuto la relatività. Ognuno infatti ha i suoi punti in cui mette la tensione e non siamo noi insegnanti a indicarveli perchè siete voi che sentite con maggiore precisione quali sono le parti bloccate e quelle fluide.
Nel Metodo Feldenkrais tutto è relativo e nulla è imposto. Il giusto e il sbagliato sono relativi alla persona, non assoluti. Se un movimento mi dà piacevolezza allora è giusto, altrimenti è sbagliato.
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