L’apprendimento è la caratteristica tipica dell’essere umano. E’ un processo sempre attivo che attinge dalle situazioni della vita e dalla voglia di imparare.
I luoghi speciali dediti all’apprendimento sono le scuole dove la figura fondamentale è il maestro/a. Questa parola mi riporta nel passato quando l’arte di fare un mestiere e la conoscenza venivano trasmessi ad allievi che fin dalla giovane età iniziavano ad apprendere per diventare a loro volta maestri. Chi sceglierei tra quelli del passato? Ma naturalmente Leonardo Da Vinci. No, forse per me è troppo. Probabilmente farei fatica a seguire la sua genialità. Si perché per apprendere è importante essere pronti a comprendere nuovi concetti e abilità. Poi magari Leonardo era talmente un genio che riusciva a spiegare cose complicate in modo semplice, ma, se era come un mio insegnante di matematica che mi ha fatto faticare con una materia che per me era facile, forse è meglio cambiare maestro. Già, si può essere un genio in una materia ma per essere un maestro bisogna anche avere la capacità di abbassarsi al livello dell’allievo e trovare il modo più semplice perché possa capire. Sembra banale ma in realtà è una delle chiavi per trasmettere il sapere. L’allievo deve essere pronto a recepire quella nuova abilità o conoscenza e il maestro deve trovare il modo migliore per trasmetterla.
Ci sono varie teorie sull’età in cui insegnare ai bimbi certe abilità e il desiderio di molti è di anticiparle. Si, perché vedere un bambino in fasce che sa scrivere o leggere ci stupisce. Ma cosa vuol dire insegnare a qualcuno un’abilità che non è ancora pronto a recepire? Quale sarà la sua sensazione? A quale pensiero di sé può arrivare? Sentirsi inadatto e incapace demotiva e richiedere più impegno non farà che peggiorare la situazione. Concentrarsi per risolvere delle equazioni di secondo grado quando non conosciamo le quattro operazioni algebriche non porterà a dei risultati. Certo il fallimento fa parte della vita, ma in un processo di apprendimento è bene che venga supportato e questo vuol dire rallentare, tornare indietro, prendere altre strade per poi tornare a superare quello che era stato un fallimento. Bisogna avere cura a non forzare le tappe, perché un bambino, ma anche un adulto, fa di tutto pur di affermare le aspettative di chi lo circonda ma questo porta a fallire e a non essere felici. Si perché è questo che vogliamo dalla vita. Sentirci felici e vitali.
Nelle primissime fasi della vita, il bambino ci stupisce perché da un giorno all’altro riesce a fare cose che prima sembravano impossibili per lui. Alza la testa, rotola da pancia in su a pancia in giù, dice le prime paroline … e noi adulti rimaniamo meravigliati da questi progressi. La voglia dell’adulto di vedere il proprio figlio che impara dei movimenti prima degli altri può interferire su una crescita armonica e sicura. La fase in cui questo è più evidente è il momento di imparare a camminare. Quanta incitazione da parte degli adulti a farlo in fretta! E il bambino, pur di accontentare l’adulto, da cui dipende la sua sopravvivenza, anticipa le tappe. Si mette in piedi, anche se non è ancora pronto e non si sente sicuro, e accontenta l’adulto che gli dice ‘dai vieni! fai un passettino’. Il bimbo impara così a non ascoltare come si sente ma ad accontentare chi lo circonda.
Il metodo Feldenkrais è così efficace perché riporta al sentire, ad eliminare lo sforzo dalle azioni e a farle con facilità e piacevolezza. Il modo in cui vengono insegnate le lezioni permette di cambiare in modo profondo, a livello neuro-motorio, gli schemi e le abitudini. Lo consiglio come percorso anche a neo genitori, è un’esperienza arricchente per sé e anche per la crescita dei propri figli.
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