I luoghi sono importanti, siamo in continua interazione con l’ambiente che ci circonda e il nostro star bene dipende anche da come ci troviamo nel luogo in cui siamo.
Ci sono degli ambienti che abbiamo la possibilità di trasformare e far diventare ciò che ci piace, altri invece che siamo costretti a subire. La propria abitazione la si può personalizzare fino a starci comodi anche modificandola nel tempo, adattandola a nuove esigenze. Il luogo di lavoro, invece, non sempre ci mette a nostro agio e per la maggior parte delle persone, la possibiltà di modificarlo è minima, una pianta o una foto sono il massimo che è permesso portare.
E tu come stai a casa tua? e a lavoro? Come ti influenzano questi ambienti? Ci stai comodo o senti l’esigenza di trasformarli?
A casa mia non ci sto sempre bene, a volte vorrei cambiare qualche mobile ma ho altre spese da affrontare e più spesso è un caos da rimettere in ordine. Ma quando riesco a dedicargli del tempo rimettendo ogni cosa a suo posto e buttando il superfluo ci sto davvero bene. Mi piace, ci sto comoda. Per lavoro invece sono spesso alla ricerca di nuovi spazi dove non possono mancare il parquet e un buon riscaldamento. Questo è il minimo, ma in realtà sono molto più esigente. Ho visitato molte scuole di danza, di yoga, palestre e non sempre mi sono trovata a mio agio. Quello che ho capito nel tempo é che la caratteristica che non deve mancare è la neutralità. Ciò che mi serve è uno spazio vuoto da riempire solo con materassini, cuscini e coperte. Le pareti devono essere possibilmente non decorate e di colore chiaro con qualche finestra e basta. Sembra facile trovare questa neutralità, in realtà quasi sempre queste sale hanno degli specchi, altre, degli attrezzi da palestra che occupano le pareti oppure delle statue di Budda o dell’arredamento etnico che porta verso mete lontane, per non parlare dei profumi e odori che spaziano dall’incenso ai dispensatori di aromi all’odore della gomma/plastica degli attrezzi da palestra.
Ovviamente riesco ad adattarmi ma quando trovo una stanza ‘neutra’ sento che lì ci potrei fare qualsiasi cosa. E’ come una tela nuova da dipingere e riempire di colore. Un luogo ‘neutro’ per me è un luogo essenziale dove è possibile far crescere progetti e ricerche. Le lezioni Feldenkrais sono esplorazione e ricerca del proprio modo di muoversi, di essere e l’assenza di stimoli esterni permette di andare all’essenza di sè con più facilità.
Anche nel movimento possiamo parlare di neutralità. Jacques Lecoq inventò la maschera neutra come percorso pedagogico per gli attori. Questa maschera inespressiva riesce a ‘rivelare’ le caratteristiche di movimento di chi la indossa. Spogliandosi di queste caratterstiche l’attore è pronto per fare qualsiasi personaggio.
Il neutro è un punto di partenza per creare e far crescere nuovi progetti.
Penso che anche le lezioni del metodo Feldenkrais portino ad una neutralità, nel senso che rendono evidenti quali sono le nostre abitudini e ci fanno conoscere delle alternative più funzionali. Funzionale vuol dire fare una cosa nella migliore organizzazione possibile in modo da usare il minimo delle risorse necessarie per fare ciò che ci serve. Ad esempio se per camminare ho l’abitudine di tenere un braccio fermo, rigido potrò imparare a lasciarlo andare in modo che il movimenti del braccio aiuti a camminare con meno fatica, oppure se ad ogni passo prima di appoggiare un piede ho l’abitudine di ruortare la gamba a destra e sinistra imparerò ad eliminare questo movimento che prende energie e non serve. Andare verso un modo di muoversi funzionale.
Per questo persone che fanno sport o lavorano in ambito artistico trovano nel metodo Feldenkrais un modo per migliorare le performance e persone con difficoltà neuro-motorie riescono a gestire meglio il loro modo di organizzare il movimento riuscendo a fare cose che prima pensavano impossibili.
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