L’articolo di oggi è una mia esigenza di condividere una bella esperienza: il convegno dell’associazione italiana insegnanti del metodo Feldenkrais ‘Il metodo Feldenkrais. Apprendimento, movimento e creatività. L’arte di integrare‘ tenutosi a Firenze in novembre.
Sono stati 3 giorni in cui tutto è filato liscio. Abbiamo lavorato di continuo passando dall’ascolto di Vittorio Gallese, neuroscienziato di fama internazionale, al fare i laboratori pratici e ascoltare relazioni di lavori e studi di insegnanti Feldenkrais.
Erano anni che non si faceva più il convegno nazionale e per noi insegnanti Feldenkrais questo evento è stato un momento di unione e di scambio molto importante.
La scorsa primavera, quando il comitato scientifico organizzatore ha mandato la richiesta a tutti gli insegnanti di portare un laboratorio, alla prima chiamata non ho risposto, poi, alla seconda, ho pensato che potevo dare il mio contributo. Il titolo mi ha portato a coinvolgere le insegnanti di danza di matrice africana del Baobab.
Inizio a spiegare come ho costruito il laboratorio partendo dall’ultima parola del titolo: integrare. E’ una parola propria del lavoro Feldenkrais, il lavoro individuale infatti si chiama ‘integrazione funzionale‘. La persona non è un insieme di pezzi ma un’unità e ogni nuovo apprendimento appreso è bene integrarlo con tutto il resto. Integrare, per me, è anche una parola di cui ha bisogno la società di oggi, su più piani e in vari ambiti. La metto in contrapposizione allo specializzare che tende a dividere e a non tenere in considerazione l’intero, la metto in contrapposizione all’isolare che genera, spesso, forte contrapposizione. In un processo costruttivo si può passare attraverso una specializzazione o a prendere in considerazione solo un parte, ma ogni tanto, e alla fine, c’è bisogno di integrare la nuova conoscenza con il resto in modo da non generare conflitti. Anche nella gli insegnanti Feldenkrais non sono ‘specializzati’ ma lavorano con le persone in modo trasversale prendendone in considerazione le caratteristiche e facendo un lavoro in cui l’ascolto e l’andare insieme sono i cardini.
Movimento e creatività, con Giulia Ceolin e Gloria Santella avevamo già iniziato a collaborare e il frutto del nostro studio è stato il workshop che abbiamo presentato al convegno. La danza è movimento e creatività. Nel processo di apprendimento della danza africana però ci sono degli ‘ostacoli’ da superare per riuscire a muoversi senza farsi male. Infatti, molti, la vedono come ‘uno sfogo’ a fine giornata. Dopo ore di scrivania ci si ritrova a dare il massimo in movimenti inusuali con ritmi sostenuti. Giulia e Gloria hanno partecipato ai miei corsi Feldenkrais e hanno capito che è uno strumento importante per imparare a sentire come ci si muove, a rispettare i propri limiti, a capire l’origine del movimento, ad immaginare in un movimento di danza un gesto quotidiano. Da un percorso di percezione di sé si arriva ad esprimere creativamente, nel movimento, il proprio pensiero. Personalmente
Apprendimento. Imparare è una caratteristica dell’essere umano. Imparare movimenti che appartengono ad un’altra cultura non è una cosa immediata. Il modo di muoversi si forma nel quotidiano, nelle azioni che si compiono ogni giorno. In Africa, ci sono luoghi in cui ancora oggi, si cammina molto scalzi e su terreni non uniformi, si portano pesi sulla testa, ci sono riti e feste in cui tutti danzano. Nella società europea abbiamo sempre le scarpe, ovunque i pavimenti, marciapiedi sono lisci, portiamo i pesi nelle borse, stiamo molto in macchina e al chiuso, dedichiamo solo poche ore la settimana al movimento praticando sport o danza. Come colmare questa differenza? Lo sforzo nell’imitare un maestro di danza, nel raggiungere la sua capacità di muoversi può portare a qualche risultato nell’immediato ma spesso l’apprendimento non va oltre, e a volte il segnale è qualche acciacco che costringe a smettere. Lavorare in parallelo sulla percezione di sé, sul sentire cosa stiamo muovendo, all’inizio può rallentare la capacità di imparare i passi di danza ma a lungo termine si sentirà che i passi e le movenze sono interiorizzate e sarà facile andare avanti.
Creatività. Ripeto questa parola perché mi è molto cara. La creatività è il motore del progresso. La scienza senza creatività non andrebbe da nessuna parte. Usare le proprie conoscenze per dare vita a qualcosa di nuovo. Nell’elaborare il laboratorio, ho scritto un breve brano in cui ho riassunto in ‘forma artistica’ il mio percorso e pensiero. L’ho letto a conclusione del laboratorio, un momento di emozione. Ve lo dico perché ho creato qualcosa che non pensavo di essere capace di fare. Questo lavoro mi ha dato molto.
Il laboratorio è piaciuto. Anche le persone che avevano fatto altre scelte e non volevano partecipare sono rimaste stupite e alla fine ci hanno ringraziate. Vi assicuro che il pensiero di insegnare ad altri insegnanti Feldenkrais, anche più esperti di me, mi ha messo una bella agitazione, ma sono felice di aver fatto questa esperienza e ad aver contribuito nel mio piccolo alla riuscita di questo evento.
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