Quanti inizi in questo 2020!
Inizio dell’anno, inizio del lock down e ora, con la riapertura, un altro inizio.
Ma dove collochiamo l’inizio di qualcosa? Pensate alla prima volta che avete sentito che le scuole rimanevano chiuse e probabilmente anche le attività cessavano, quello era un inizio, qual’è stata la vostra reazione? Io ricordo che discutevo con una mia amica insegnante sul numero di giorni massimo che i ragazzi avrebbero potuto recuperare alla fine dell’anno scolastico, già per noi era ovvio che ci sarebbe stato un recupero con l’allungamento dell’anno scolastico. Mai avremmo immaginato una chiusura di 4 mesi con video-lezioni e poche prospettive di rientro a settembre.
Ci siamo ritrovati in una situazione che, per l’esperienza avuta in tutta la vita, non avremmo mai immaginato possibile.
Ma torniamo a pensare all’inizio, a qual’è stato per voi e a come vi siete sentiti. Un susseguirsi di molte emozioni e stati d’animo, dall’incredulità alla paura, dalla rabbia alla rassegnazione e chissà quante altre.
Io, ai primi decreti che hanno lasciato i figli a casa da scuola e poi impedito a tutti di uscire, ho cercato dei punti di riferimento, ho cercato di orientarmi come per trovare l’organizzazione migliore nell’immediato. Non ho pensato a lungo termine come le persone che hanno fatto man bassa di viveri nei supermercati. All’inizio mi sono sentita come sospesa, in attesa di capire, con i miei occhi e la testa che si muovevano come a cercare e il corpo pronto ad agire in caso di bisogno. E voi vi ricordate all’inizio come vi sentivate? Com’era il respiro, i muscoli, lo sguardo? Vi sentivate leggeri, pesanti, bloccati, agili? Avevate voglia di scappare o di rimanere immobili?
Vi porto con l’attenzione all’inizio perché probabilmente è quel momento in cui vi siete organizzati per le azioni successive. E’ lì che avete deciso di fare scorte di viveri, di rinchiudervi in casa senza uscire nemmeno per la spesa, di mettervi a cantare dai balconi o di buttarvi sull’ on line.
Nell’organizzazione del movimento per fare un’azione è fondamentale l’inizio. Già l’intenzione ci fa attivare in un certo modo piuttosto che in un altro. Se abbiamo un bicchiere davanti e vogliamo bere, come lo faremo dipenderà da molti fattori. Se abbiamo sete e il bicchiere è pieno d’acqua probabilmente lo prendiamo con decisione e beviamo a grandi sorsi, ma se non abbiamo sete ne berremo un piccolo sorso e poi lo lasceremo lì, se è un bicchiere pieno di thé caldo porteremo il bicchiere alle labbra molto cautamente per essere certi di non bruciarci. Ma potete pensare a molte altre occasioni in cui vi trovate con un bicchiere davanti e se immaginate alle varie possibilità vedrete che il modo in cui vi organizzate è ogni volta diverso.
L’inizio di un’azione possiamo dire che è nel momento in cui il pensiero si trasforma in intenzione.
Nelle lezioni Feldenkrais si lascia esplorare senza esplicitare l’intenzione della lezione se non nella parte finale. In questo modo l’allievo è libero di provare a muoversi e sperimentare senza limitare l’azione a quelle che sono le proprie abitudini. Arricchisce così le possibilità di movimento e alla fine sarà sorpreso di muoversi in modo più semplice e fluido. Ha sostituito lo schema di movimento che rispondeva all’intenzione con uno più efficiente. Si, perché l’inizio, l’intenzione, ha già in sé l’organizzazione di tutta l’azione.
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