Quante volte vi è capitato di riconosce una persona che sta camminando davanti a voi semplicemente per il modo in cui cammina?
Bene, ora anche la tecnologia sta mettendo a punto dei nuovi software che prendono delle informazioni da come camminiamo.
E’ talmente personale l’andatura che stanno studiando dei sistemi che la utilizzano per riconoscere le persone. Così in automatico verrà aperta o meno una porta quando qualcuno è in prossimità di varcarla.
Ma le applicazioni più interessanti e raffinate arrivano a capire se sono presenti i primi segni di malattie come il Parkinson e il morbo d’Alzheimer ed inoltre riescono ad identificare l’umore: sei arrabbiato, triste, felice? Cammina e te lo dico.
Passo dopo passo lasciamo le nostre tracce.
Come insegnante Feldenkrais mi dovrei iniziare a preoccupare un po’ di questa concorrenza. Chi di voi ha fatto delle lezioni individuali con me, sa già, che una delle prime cose che faccio fare è una camminata in cui osservo il movimento. Da lì prendo informazioni e spunti per la creazione della lezione. Vedo l’andatura generica, cosa si muove di più, cos’è inibito, dove va il peso, il ritmo, il rumore, dov’è lo sguardo, come ciondolano le braccia, se c’è qualcosa che ‘stona’ e non è integrato con il resto, dove il movimento è armonioso, la differenza fra un lato e l’altro…. Quello che aggiungo sono le domande in cui chiedo come si sente a persona, cosa percepisce. Non sempre quello che si vede coincide con quello che la persona sente. Poi a fine lezione, altra camminata e ciò che si vede è più vicino o coincide con ciò che la persona sente.
E’ questo il mio lavoro, avvicinare quello che è a quello che la persona percepisce: avere un’immagine di sé nitida, o meglio consapevole.
La tecnologia arriverà a fare l’insegnante del metodo Feldenkrais? Di sicuro la mia generazione non dovrà preoccuparsi di questa concorrenza.
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