Da qualche anno propongo le passeggiate Feldenkrais.
All’inizio sceglievo i percorsi, poi i partecipanti hanno avuto il desiderio di accompagnarci nei loro sentieri. C’è chi ci ha portati vicino a casa offrendoci la merenda finale e raccontandoci la storia del canale artificiale lungo il quale abbiamo passeggiato, chi ci ha fatto esplorare il fiume Chiusella mostrandoci le erbe spontanee per cucinare risotti e frittate, chi vicino a casa ha un piccolo lago in mezzo al bosco e strade che attraversano campi di mais, e poi a Montalto il lago Pistono con le terre ballerine e il castello e Fiorano con il piccolo cimitero e le montagne di Andrate e Pianezze a Vialfrè….
Mentre qualcuno ci accompagna nel percorso io do il ritmo. Si cammina e ogni tanto ci si ferma e guido il gruppo a fare dei movimenti del metodo Feldenkrais. Le ho chiamate passeggiate perché mi piace l’idea di camminare tranquillamente, guardandosi intorno, chiaccherando del più del meno o in silenzio, scambiando conoscenze del territorio e aneddoti, dando il tempo ad ognuno di ascoltarsi, di sentire se stesso nella camminata. Un sano ritorno a ritmi e momenti spensierati come quando da bambini si gironzola senza meta tanto per passare il tempo.
Per Rossella la scorsa settimana è stata la prima volta che faceva Feldenkrais e voglio condividere con voi ciò che ha scritto.
Passeggiata Feldenkrais da Andrate a Croce Serra. Proposta da Mariolina
Rossella :
“Non soltanto una piacevole passeggiata tra donne…Viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti che probabilmente investono anche me. Passare dal buio alla luce comporta affrontare dei chiaroscuri che sono i nostri mostri, le nostre paure che spesso siamo costretti a nascondere. Ieri, durante la mia prima passeggiata Fendelkrais, avevo un po’ di paura di cadere nel costeggiare i dirupi, di fare una storta (questa paura me la porto dietro da quando fratturai il malleolo anni fa), di fare brutti incontri, ma essere in gruppo, guidata da due esperte del percorso, mi ha rassicurata. Confesso che mi sentivo un po’ ridicola: notavo la serenità delle altre compagne d’avventura e quanto io, invece, stessi affrontando il percorso in modo un po’ diverso, senza godermelo pienamente. Ho preso consapevolezza che molte paure sono dentro di me e mi bloccano in ogni cosa che potrei fare. Già lo sapevo, ma ieri ne ho avuto la conferma. Ho deciso di provare un’esperienza nuova nella natura che non rigenera soltanto me, e mi sono portata a casa un’energia magica. Con quel suo “ti vedo bene” quando sono tornata a casa, mio marito mi stava dicendo che questa esperienza mi aveva cambiata. Sembravo diversa, più solare e serena e forse era questo di cui avevo bisogno. Nessun giudizio, nessun confronto, nessuna maestrina che si pone al di sopra degli altri, nessun consiglio che non c’entra niente con me. Connettendomi con la natura ho potuto creare relazioni rispettose con cui entrare in ascolto e scoprire un mondo nuovo. Mi sono immersa nel “qui e ora”, abbandonando gli stereotipi dell’immagine, del ruolo, degli obiettivi e delle sfide, liberandomi da condizionamenti e fatiche. Durante gli esercizi sceglievamo quando fermarci, impedendo al più piccolo dolore fisico di disturbarci. Un raro momento in cui il nostro benessere era protagonista e sacro, e come tale gli altri lo rispettavano. Durante alcuni esercizi trattenevo il respiro e mi sono chiesta il perché. Probabilmente ero troppo concentrata sull’esecuzione perfetta, o forse avevo fretta di portarla a termine perché stava facendo buio e volevo accelerare. L’obiettivo di svolgere bene gli esercizi mi aveva fatto dimenticare di respirare, di prendermi cura di me. Questa riflessione mi ha fatto comprendere che gli obiettivi non devono distruggerci o renderci schiavi, ma devono renderci protagonisti di un viaggio che va assaporato e goduto. Alla fine l’obiettivo sarà raggiunto, ma con maggiore consapevolezza e minor fatica. Passeggiando fra i pini mi e’ rimasto impresso il profumo della resina: mi ha ricordato l’eucalipto e l’ho automaticamente associato a qualcosa di benefico. Poi la magia del bosco ci ha portate a parlare degli Elfi, quasi col desiderio di incontrarne uno. Ogni tanto abbiamo anche bisogno di sorprenderci, incuriosirci e nutrirci di cose nuove che possano affascinarci. Gli esercizi del metodo Feldenkrais sembrano stupidi, ma quando l’insegnante ha spiegato la correlazione tra i nostri movimenti o sensazioni e l’istinto dei bambini, il pensiero e’ sceso nella profondità dell’introspezione, lasciandoci disincantate. “Dov’è finita la mia mano?”, mi sono chiesta d’istinto a un certo punto, come farebbe un bimbo di due anni. Non avrei mai potuto immaginare di connettermi, in quel contesto, con la bambina interiore. Poi l’ombra della sera si e’ fatta più scura degli alberi, ma soltanto io la vedevo tetra. Di nuovo, la paura era dentro di me ma, uscendo dal bosco, ho realizzato di non aver incontrato lupi, e così sono tornata a casa migliore.”
Lascia un commento